Ricordi

In un sempre riaffiorante ricordo dell’infanzia si vorrebbe trasformare tutta la vita. “ L’illusoria ricchezza del reale non può essere giustamente valutata se non da chi sa che solo è nostro ciò che abbiamo posseduto sempre…Un solo documento ci interessa sempre e riesce nuovo: ciò che sapevamo fin da bambini…ben poco la vita adulta può aggiungere al tesoro infantile di scoperte”. ( Pavese, Feria d’agosto). Dipanarsi sul filo della memoria, scoprirsi già vissuti, scoprire di avere già vissuto in una stupefatta purezza, di avere il paradiso alle spalle: si può ben vivere il resto della vita sull’onda di questo ricordo. Si può? L’età tardo borghese ricorda; tra se e la vita, sta lo schermo del ricordo attraverso cui passano, come da un filtro, e si depurano, lasciando le scorie, i singoli atti. Attraverso la memoria tutto perde quell’odiosa gravezza e si trasforma in un mondo incantato. Nella memoria il progredito ridiventa innocente bambino.” Oh potessi ritornare a qui tempi! Come ero fresco e puro” scrive Stefan Zweig in Adolescenza. Il felice stato di natura è lo stato infantile; la chiave per aprirlo, il ricordo. Così egli può andare per la strada è piazzare i suoi colpi: non è altro che un bambino smarrito nel bosco dell’età adulta. Ma il suo volto deforme mostra la verità è gli inchioda il ricordo sulla faccia come smorfia.

Francesco G Bissoli.

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